Se un mese fa ho parlato di umanità e lavoro freelance, oggi mi piace l’idea di soffermarmi su un’altra dote che mi sono resa conto essere importante. Di cosa sto parlando? Del coraggio. Grazie, mi direte, è abbastanza ovvio! Chi decide di intraprendere un percorso come libero professionista o imprenditore deve avere per forza un po’ di coraggio. C’è il rischio d’impresa, ineliminabile, c’è l’incertezza alla fine del mese. Di quest’ultima, personalmente, mi sono liberata un po’ di tempo fa e non posso che esserne felice perché ho concretizzato un pensiero che mi appartiene da quando ho iniziato, con non poca paura, questa vita. Il mio “posto fisso” sono io. La mia tutela sono le competenze e l’impegno di ogni giorno.
Detto questo, vorrei parlare di un altro tipo di coraggio e andare più a fondo. Per farlo chiamo in causa l’etimologia.
coràggio s. m. [dal provenz. coratge, fr. ant. corage, che è il lat. *coratĭcum, der. di cor «cuore»] (fonte: www.treccani.it)
Parlo quindi di una forma di coraggio che va ben oltre la capacità di stare “fermi” ad attendere che le cose comincino ad andare bene. La mia idea di “coraggio del freelance” va ben oltre e si collega alla dinamicità, al desiderio di prendere il cŏr latino e di portarlo oltre l’ostacolo ogni giorno. Ho imparato da poco a dare concretezza a tutto questo e sto ancora crescendo nel raggiungimento degli obiettivi.
Quali sono i passi che ho seguito per arrivare a toccare con mano i primi e a rendermi conto che avevo iniziato a condurre un gioco che, per tanto tempo, era stato in mano ad altri? Ecco i principali.
- Non dare nulla (e nessuno) per scontato: come ho specificato all’inizio del post, da un po’ di tempo a questa parte non ho più l’incertezza di come possano andare le cose a fine mese o alla fine di un determinato contratto. Ho infatti un giro di clienti più o meno fisso. Questo, da un lato, è un motivo di sospiro di sollievo. Dall’altro, invece, un’arma a doppio taglio. Fino a pochi mesi fa, infatti, davo per scontati progetti e persone. Sì, avete letto bene: ho scritto proprio persone. Per come sono, mi riesce davvero difficile se non impossibile non cercare un minimo di rapporto umano con le persone con cui lavoro, non mettere in primo piano quell’empatia che mi aiuta a capire che non sono semplici mittenti di bonifici, ma esseri umani che mi affidano i loro progetti e i loro business. Lo scorso gennaio mi sono trovata, di punto in bianco, a dover rimettere assieme molti tasselli per via della conclusione di un pecorso lungo anni cessato non per mia volontà. Ero reduce dalla fine, voluta da me, di un altro progetto lavorativo lungo e ho faticato anche per abituarmi a nuovi ritmi, nuovi caratteri con i quali avere a che fare, nuovi ostacoli. Ecco perché ho deciso di lasciare sempre spazio a progetti nuovi ogni 3/6 mesi. Le mie entrate, fino a poco tempo fa frutto quasi solamente di collaborazioni fisse, ora sono caratterizzate anche da progetti a rotazione. Nuove persone, nuove energie, nuovi stimoli.
- Non ascoltare i consigli altrui: o meglio, non ascoltarli tutti. Il mio mondo professionale è un vestito cucito addoso sulla base dei ritmi del corpo e della mente. Lavoro scrivendo online come tantissime altre persone, ma vivo una quotidianità unica e sulla base di essa parametro le decisioni. Ho quindi imparato a chiudere le orecchie anche ai consigli dati a fin di bene su vacanze, ritmi quotidiani e altri aspetti. In questo modo, riesco a viaggiare molto più leggera.
- Ricordare che non sono un’isola: nessun uomo è un’isola, soprattutto se freelance! Ecco perché ho deciso, piano e con i miei tempi, di dare spazio alla contaminazione, di avere fiducia in progetti che mai avrei pensato di sentire miei, anche per le sfide che mi mettono davanti. Per ora non posso dire altro! Non vi resta che aspettare e, nel contempo, contattarmi per sapere qualcosa di più sui miei servizi!
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