Il 29 gennaio 2013 ho portato il mio carico di dubbi e di paure dal commercialista di famiglia per aprire la Partita IVA.

Ho ripensato più volte a tutto quello che è successo da quel giorno e per un motivo soprattutto: non avrei mai immaginato di arrivare fino a qui, ai primi cinque anni – metà decennio – di un lavoro che era il mio sogno di bambina.

Ho ripensato più volte al percorso e, ovviamente, mi sono chiesta per quale motivo avrei dovuto festeggiare il compleanno di una stringa di numeri che, dal punto di vista economico, è tutto tranne che leggera. I motivi sono molto semplici e ho deciso di includerli in un post per ricordarmeli meglio e per dare qualche spunto a chi sta pensando di intraprendere la libera professione.

partita iva

La magia degli affetti

Uno dei motivi per cui ho scelto di aprire la partita IVA è legato agli affetti e all’intenzione di non perdere nulla, né di bello né di brutto, delle persone più importanti della mia vita. Lavoro tanto, ma il pensiero di poterlo fare con chi amo accanto rende tutto più leggero.

La bellezza di cambiare pelle

Nel corso di questi anni, ho cambiato pelle tantissime volte a livello personale e, di conseguenza, anche a dal punto di vista professionale. Ho mutato il modo di approcciarmi ai clienti e anche quello che mi aspetto da loro al di là della mera questione dei pagamenti.

Nel tempo, sono riuscita a selezionare meglio anche in base all’empatia e alla condivisione di valori, muovendomi anche sulla base di alcuni errori dai quali ho imparato tanto (ne ho parlato qui).

Fiato sul collo e libertà

Per come sono fatta, non avrei mai raggiunto un’autonomia economica dai miei genitori – dai quali non ho voluto nessun aiuto fiin da subito – senza il pensiero di dovercela per forza fare perché dipendeva tutto da me (sì, si tratta del classico “fiato sul collo”). Ho cavalcato quest’onda soprattutto nei primissimi tempi, durante i quali era impensabile per me chiedere aiuto nei momenti difficili.

Una sola vita, diversi mondi

Nel 2014, spinta dall’amore, da un fatturato molto basso e dalla ferma sicurezza di non aver alcuna possibilità di vivere serenamente condividendo spazi con perfetti sconosciuti, sono passata dalla frenesia milanese alla nebbia della Brianza, dove ho costruito una famiglia e qualche rapporto piacevole (parlare di amicizia, per ora, è troppo).

Far convivere tra loro questi due mondi non è facile. Senza la libera professione e la possibilità di vivere le giornate senza il pensiero di aprire la porta di casa solo a tarda sera, sarebbe stato alienante.

Conclusioni

Quando tutto è iniziato, ho continuato a ripetermi “Ok, non durerà per sempre”. Da buona ansiosa ho immaginato anche scenari poco piacevoli, condividendo questi pensieri con alcune persone care. Il risultato? Diversi consigli, uno dei quali mi è rimasto nel cuore più degli altri.

Per quale motivo? Perché mi invitava a prendere un pennarello, un foglio di carta e a scrivere “BRAVA” a caratteri  cubitali. Nello specifico, l’autrice mi suggeriva di appendere tutto questo davanti a quello che, allora, era il mio letto (n.d.r. il divano letto di un monolocale con gli spazi organizzati in maniera pessima, tanto da rendere impossibile anche l’apertura di un tavolo).

Da allora sono passati quattro anni, tanti clienti, qualche delusione e la consapevolezza che dalla passione parte davvero tutto, compreso lo stupore con cui ripeti “Sì, ce l’ho fatta. Continuo a imparare, cresco, mi evolvo, ma guadagno con quello che ho sempre sognato di fare”.