Poco più di due mesi fa ho iniziato un percorso di psicoterapia. Non è questo il luogo per esplicitare i motivi, ma posso dire che sono molto soddisfatta, soprattutto del professionista che mi segue. Dopo qualche seduta di conoscenza ho iniziato il protocollo vero e proprio, che comporta dei “compitini”. Devo tenere un diario tra i vari incontri, soffermandomi su obiettivi specifici che voglio raggiungere.
Questo ha portato a dei cambiamenti interessanti nell’approccio lavorativo. Dopo diverse settimane di convivenza tra scrittura autobiografica e scrittura lavorativa posso fare un bilancio iniziale. Ecco come la prima sta riuscendo ad aiutarmi nella seconda.
Spazio ai pensieri giusti
Sono sempre stata avvezza a farmi investire da pensieri disfunzionali nella vita personale. La psicoterapia mi sta insegnando a lasciarli in un angolo, esattamente come gli “imbucati” antipatici a una bella festa con gli amici.
Questo significa anche eliminare i loro effetti dalla scrittura biografica quotidiana, chiedersi le origini di ogni singola emozione e delle parole con le quali viene raccontata.
Ciò implica una miglior selezione nella scrittura professionale. Farmi ancora più domande sull’utilità di ogni singolo termine mi ha portato a scrivere in maniera più leggera, mettendo decisamente meno ansia nella scelta delle parole e delle frasi scelte per “colpire” il mio target nei punti nevralgici.
Tempo al tempo
La buona scrittura ha bisogno di tempo. Lavorare come libera professionista mi ha fatto pensare di poter gestire ogni cosa risparmiandolo al secondo. Non è sempre possibile.
Lo stesso vale quando si scrive, ogni giorno, qualcosa relativo alla propria vita personale, cercando di fare il punto della situazione su obiettivi, passi in avanti, passi indietro. Non sempre le parole vengono fuori facilmente, non sempre si ha la giusta fluidità mentale per strutturare le frasi. Rispettare questi limiti è fondamentale e aiuta a gestire meglio il tempo, senza inseguirlo ma sfruttandolo al meglio.
Coraggio
Il coraggio è uno dei valori chiave della mia vita. Ne ho avuto quando ho scelto di mantenermi con la scrittura, pur sapendo che non sarebbe stato facile. Lo stesso vale quando ho deciso di dire addio alla mia vita milanese. Devo tirarlo fuori anche negli esercizi autobiografici che mi vengono indicati ogni settimana dallo psicoterapeuta. Non è sempre facile, infatti, mettere “nero su bianco” un errore, un progresso non fatto, una debolezza.
Lo stesso vale quando ho a che fare con certi testi legati alla professione e, durante la redazione, sono combattuta tra l’ascolto della creatività e la creazione di uno schema asciutto e lineare. Lasciarmi andare un po’ di più alla prima delle due voci a volte, mi rendo conto, non è affatto male.
Non è un caso, infatti, che abbia deciso di scrivere questo post!
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