Questo post nasce sull’onda di una bella sorpresa, che si può vedere nel post in evidenza sulla mia pagina Facebook ufficiale, e di quel momento di passaggio che è il cambio di decina. Martedì ho compiuto 30 anni. A 24 ho deciso che la mia strada sarebbe stata all’insegna della libera professione, con tutti i pro e i contro del caso. Questa scelta mi ha dato la possibilità di conciliare lavoro e vita privata in maniera ottimale, di godermi il profumo del caffè con calma alla mattina, di prenotare un aereo senza fare troppi piani.

Si tratta di un percorso che ricomincerei domani e che mi ha permesso anche di fare molti errori. Sono felice di questi passi falsi. Sì, hai capito perfettamente: non li rimpiango, in quanto mi hanno permesso di crescere. Il posto d’onore spetta a uno in particolare. Quale di preciso? La pancia, l’istinto viscerale.

Ecco il mio più grande errore professionale

L’eccessivo affidamento all’istinto rappresenta il mio più grande errore professionale. Ho scartato clienti e collaborazioni perché a pelle non mi convinceva chi proponeva il tutto e non ho concesso anche solo una possibilità. Mi sono aggrappata a questioni di principio, anche molto valide dal punto di vista etico, chiudendo rumorosamente la porta davanti a persone che mi stimavano e mi stimano ancora.

L’istinto è senza dubbio importante, e sono diversi i professionisti che ricordano la sua affidabilità. In ambito professionale va però gestito. In che modo è possibile riuscirci? Come muoversi quando un progetto non convince al primo impatto o quando il comportamento di un collaboratore/cliente va contro ai principi professionali e personali più radicati? Ecco qualche consiglio che avrei voluto sentirmi dare.

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  • Fai movimento fisico: chiudi il computer, silenzia le notifiche dello smartphone e dedicati ad almeno mezz’ora di camminata. Se puoi farlo nel verde è ancora meglio! A decretare i benefici di questo approccio all’attività fisica ci sono diversi studi. Uno dei più famosi è stato condotto da un team attivo presso l’università di Stanford e risale al 2015. Secondo questo lavoro, camminare nel verde per circa un’ora e mezza al giorno aiuta a rimuginare di meno. Non è un’ottima strategia per chiarire un po’ le idee sui progetti lavorativi.
  • Chiedi consiglio, ma con attenzione: se hai dubbi in merito alla validità di un progetto o al comportamento di una persona con cui stai collaborando chiedi consiglio, ma con attenzione. Scegli con cura chi può avere a che fare con il tuo mondo professionale e personale assieme. Non è un modo per metttere in secondo piano l’autenticità, ma semplicemente per proteggere qualcosa che hai creato con le tue mani e che ti rispecchia in maniera totale.
  • Non dimenticare l’empatia: dulcis in fundo parlo dell’empatia, fondamentale in qualsiasi professione e soprattutto se ci si muove nell’ambito freelance, dove è importantissimo entrare in una relazione di qualità con collaboratori, clienti e partner, imparando a ‘leggerli’ come persone prima che come professionisti.

Ora la palla è tua: qual è il più grande errore che hai commesso come freelance?