Come promesso, volto pagina e apro le porte del blog a voci diverse dalla mia. Inizio con una persona che è nella mia vita personale da tanti anni. L’anno scorso i nostri percorsi si sono incontrati anche a livello professionale. Di quello che è riuscito a trasmettermi vedendolo lavorare a due contratti ho parlato qui. Lui chi è? Giacomo Conti, avvocato specializzato in privacy oltre che, come ho ricordato all’inizio, persona che mi supporta e sopporta da più di vent’anni. Ah, ecco un suo articolo dedicato alla privacy nei fatti di cronaca.

Gli ho fatto qualche domanda sul suo rapporto con la scrittura, forte di quell’entusiasmo che, ormai quasi un anno fa, mi ha aiutato a migliorare e a smettere di dare per scontati molti aspetti, in primo luogo la chiarezza dei testi che scrivo, profondamente legata alla definizione dei concetti chiave di ogni pezzo.

Ora però spazio a lui e alle (poche) domande che ho scelto di fargli. Sì, sono solo tre e difficilmente supererò questo numero anche nelle prossime interviste. Il motivo è molto semplice: meno carne c’è al fuoco, più è facile donare valore a chi legge.

Adesso, davvero, non vi rimane che godervi le domande (e le risposte)!

1) Cosa rappresenta la scrittura nel tuo lavoro?

La scrittura è il mio lavoro e non si limita solo a farne parte: essa è il mezzo ed, al tempo stesso, il fine. È mezzo nel senso che ogni tesi che sostengo passa attraverso la scrittura o,  comunque, un ragionamento operato per iscritto ed è il fine in quanto attraverso un buon testo scritto convinco me stesso, il cliente è (dove necessario) il giudice della fondatezza della mia tesi.
 2) Quali sono gli accorgimenti tecnici che usi per lavorare al meglio?
In primo luogo elaboro (sulla base delle mie conoscenze teoriche e pratiche) una o più soluzioni praticabili. In secondo luogo, opero scrupolosamente le mie ricerche a livello normativo, giurisprudenziale e dottrinale per vedere se,  a livello teorico, le mie idee trovano confronti.
Mi confronto,  inoltre,  sul costo, sui rischi e sulle conseguenze di ogni soluzione che prospetto con almeno un collega fidato.
 3) come gestisci il processo di revisione?
Possibilmente tendo a chiedere ad un collega di revisionare il mio lavoro (due cervelli lavorano sempre meglio che uno) e sento le criticità che rileva. Ove ciò non sia possibile, ritorno più e più volte sui miei lavori anche a distanza di mesi, non vergognandomi mai di cambiare idea o di proporne di nuove al Cliente.