Come promesso, volto pagina e apro le porte del blog a voci diverse dalla mia. Inizio con una persona che è nella mia vita personale da tanti anni. L’anno scorso i nostri percorsi si sono incontrati anche a livello professionale. Di quello che è riuscito a trasmettermi vedendolo lavorare a due contratti ho parlato qui. Lui chi è? Giacomo Conti, avvocato specializzato in privacy oltre che, come ho ricordato all’inizio, persona che mi supporta e sopporta da più di vent’anni. Ah, ecco un suo articolo dedicato alla privacy nei fatti di cronaca.
Gli ho fatto qualche domanda sul suo rapporto con la scrittura, forte di quell’entusiasmo che, ormai quasi un anno fa, mi ha aiutato a migliorare e a smettere di dare per scontati molti aspetti, in primo luogo la chiarezza dei testi che scrivo, profondamente legata alla definizione dei concetti chiave di ogni pezzo.
Ora però spazio a lui e alle (poche) domande che ho scelto di fargli. Sì, sono solo tre e difficilmente supererò questo numero anche nelle prossime interviste. Il motivo è molto semplice: meno carne c’è al fuoco, più è facile donare valore a chi legge.
Adesso, davvero, non vi rimane che godervi le domande (e le risposte)!
1) Cosa rappresenta la scrittura nel tuo lavoro?

Nasco a Milano in un week end come tanti altri, a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90.
Mi innamoro della scrittura fin da piccola, dopo averla scoperta grazie all’amorosa pazienza di mia nonna materna. Scrivere diventa un’azione liberatoria, a volte una vera e propria fuga verso un mondo tutto mio, privo di quelle preoccupazioni che a una bambina di 9/10 anni appaiono enormi.
Man mano che passano gli anni imparo a mettere la scrittura al centro della mia esistenza leggendo con curiosità vorace e riempiendo quaderni su quaderni con racconti e poesie. Leggi di più..
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